Last updated on 31 Dicembre 2022
Lo scorso 27 ottobre, il Grand Prix du roman dell’Académie Française ha premiato Le Mage du Kremlin di Giuliano da Empoli, pubblicato da Gallimard.
Al primo turno di votazione ha ricevuto nove voti contro i cinque di Jean Michelin per Ceux qui restent (Héloïse d’Ormesson) e i tre di Pascale Robert-Diard per La Petite menteuse (L’Iconoclaste).
Con questo suo primo romanzo, il saggista italo-svizzero si è affermato come un serio concorrente della stagione letteraria. Selezionato per il premio Goncourt e per il Goncourt des lycéens, è ancora in corsa per il premio Interallié.
Il 49enne Giuliano da Empoli si è costruito una reputazione come consulente politico italo-svizzero, presidente del think tank italiano Volta e, soprattutto, con i suoi saggi di fama internazionale.
Dopo La peste et l’orgie (Grasset, 2007) e Le Florentin (Grasset, 2016), è finalmente con Les ingénieurs du chaos, pubblicato da JC Lattès (2019) e tradotto in 12 lingue, che lo scrittore inizia a esplorare i retroscena del populismo, incontrando gli spin doctor, queste piccole mani della comunicazione che lavorano nell’ombra per calamitare il potere fino ai grandi leader.
L’embrione, in un certo senso, di ciò a cui lo scrittore dà vita e carne ne Le Mage du Kremlin.
Forte del suo successo, il romanzo, che inizialmente aveva una tiratura di 12.000 copie, è stato ristampato più volte, fino a superare le 100.000 copie, tradotte in 22 lingue.